L’ultima tappa della lunga trasferta ad Ovest dei Brooklyn Nets si conclude questa notte tra le montagne della capitale del Colorado, con i bianconeri chiamati al pronto riscatto dopo le due ultime sconfitte esterne consecutive rimediate contro Suns e Jazz.
I Nuggets di coach Micheal Malone vantano un ottimo record stagionale di 7 vittorie e 3 sconfitte (l’ultima delle quali rimediata nel match in casa contro gli Atlanta Hawks). Nonostante il ruolino di marcia positivo Denver ha faticato più del dovuto nell’imporre il proprio gioco, specie tra le mura amiche: nella partita d’esordio la vittoria è giunta solalmente in overtime contro i Suns, mentre per battere i Sixers è servita una magia sulla sirena finale di Nikola Jokić. Una sofferenza casalinga piuttosto anomala per una squadra che lo scorso anno ha fatto delle vittorie al Pepsi Center il suo punto di forza, detenendo il miglior record della lega (34 vittorie e solo 7 sconfitte).
Dal punto di vista dello stile di gioco, i Nuggets continuano ad essere una squadra che – a differenza dell’attuale trend NBA – non fa dell’alto numero di possessi in attacco il suo mantra: dopo 10 giornate la squadra allenata da Malone occupa infatti l’ultimo posto nella classifica “Pace” con una media di 97.5 (contro i 106.2 dei Brooklyn Nets, attualmente in quinta posizione).
La non eccessiva velocità del gioco offensivo di Denver si ripercuote ovviamente anche sui punti segnati a partita, con un un valore medio di 105.1 nettamente inferiore rispetto a quello prodotto da Brooklyn (119.2), ma così come quanto detto la scorsa volta per gli Utah Jazz, anche i Nuggets fanno della difesa il loro punto di forza per vincere le partite, concedendo appena 103.4 punti agli avversari, soprattutto grazie al contributo di specialisti della fase difensiva come Gary Harris e Will Barton che consentono a Denver di occupare il 4° posto generale nella classifica riguardante il difensive rating.
La chiave del successo dei Denver Nuggets rimane Nikola Jokić, con il centro serbo principale artefice di due vittorie al fotofinish con canestri decisivi allo scadere del cronometro. Jokić è probabilmente il lungo più forte di tutti i tempi per quanto riguarda la capacità di servire assist ai suoi compagni, con una media quest’anno di 6.1 passaggi vincenti per gara. L’apporto medio di 17 punti realizzati è invece forse inferiore rispetto alle aspettative, anche a causa di una certa freddezza nelle conclusioni dalla linea dei 3 punti, con una media realizzativa di appena il 22.4%, valore troppo basso per una mano così “educata” come quella del serbo.
Chi invece sembra aver compiuto un decisivo salto di qualità è Jamal Murray: la guardia canadese ha fatto registrare il suo career high nelle prime 10 gare con una media 18.7 punti e 4.6 assist, assumendo così i galloni di leader nella backcourt di Denver.
Altro sorvegliato speciale in casa Nuggets è sicuramente la guardia-ala piccola Will Burton, probabilmente uno dei pochi giocatori pericolosi con il tiro dalla lunga distanza: negli 8 match giocati dal numero 5 di Denver la media realizzativa si è attestata sul 53% con una media di 4 tentativi a partita, con l’apice delle performance toccato nell’ultimo match perso contro gli Hawks dove Burton ha chiuso con un 4/7. Il giocatore dei Nuggets è cresciuto anche alla voce rimbalzi, e con una media di 7.9 a gara si colloca tra i migliori rimbalzisti “piccoli” della lega insieme a gente come Russell Westbrook, Kawhi Leonard, LeBron James, e Tobias Harris.
Un possibile vantaggio per i Nets questa sera potrebbe arrivare nello scontro diretto tra i giocatori in uscita dalla panchina, dove i Nuggets sembrano aver perso lo smalto che aveva contraddistinto la second unit nella passata stagione, considerata una delle migliori dell’intera NBA. Attualmente la panchina di Denver produce una media a partita di 32.7 punti, con percentuali non entusiasmanti dalla lunga distanza (33%).