Focus sugli avversari di oggi: Memphis Grizzlies

Nel primo match fuori le mura amiche del Barclays Center i Brooklyn Nets affronteranno questa sera i Memphis Grizzlies per continuare la striscia positiva di risultati iniziata dopo la vittoria nel derby contro i Knicks.

Terminata senza grandi successi l’era targata Marc Gasol e Mike Conley, i Grizzlies si trovano negli stadi iniziali di una rebuild mode non semplice: per guidare questa delicata fase la prima mossa della proprietà è stata quella del cambio allenatore, con la squadra affidata al debuttante head coach Taylor Jenkins. La scelta di Jenkins, assistente allenatore di Mike Budenholzer negli ultimi sei anni, rappresenta una chiara volontà di abbandonare i principi di grit and grind adottati negli anni precedenti in favore di uno lo stile più vicino agli standard praticati dalla maggior parte dei team NBA, costituito in prevalenza da alta velocità negli attacchi in transizione e ampio ricorso al tiro dall’arco dei 7,25 metri.

Le rivoluzioni tattiche richiedono da sempre un certo periodo di decantazione più o meno lungo a seconda del materiale tecnico a disposizione dell’allenatore, e per i nuovi Grizzlies la fase di apprendimento potrebbe essere piuttosto lunga stando a giudicare dai primi risultati ottenuti in questa primissima fase di stagione: una sola vittoria in preseason su tre match (contro Oklahoma), a cui si aggiungono due sconfitte rimediate nelle prime due giornate di campionato contro squadre della eastern conference (Heat e Bulls).

La riprova che i nuovi meccanismi offensivi siano ancora in fase di rodaggio si evince da alcuni dati emersi contro gli Heat, dove l’alto numero di palle perse (24) e una bassissima percentuale nei tiri da 3 punti (5 su 32) hanno condannato la squadra alla sconfitta.

Nel secondo match casalingo i Grizzlies hanno mostrato segnali di miglioramento mostrando un’ottima pallacanestro per i primi due quarti (all’intervallo il vantaggio su Chicago era di 13 lunghezze), per poi crollare difensivamente nella seconda metà della gara a causa di una difesa perimetrale inconsistente sulla backcourt dei Bulls formata da Zach LaVine e Coby White, capaci di rifilare ai padroni di casa un combinato di 62 punti a fine gara.

Nonostante le problematiche sopracitate Memphis ha comunque fatto registrare dei segnali incoraggianti per il futuro: il primo è senza dubbio rappresentato dal rendimento in attacco del lungo di 2,11 metri Jaren Jackson Jr. (una media di 20 punti nei primi due incontri), che nonostante l’utilizzo maggiormente incentrato sul perimetro rispetto al post basso prodotto dai nuovi schemi voluti da coach Jenkins, rappresenta un terminale offensivo di tutto rilievo. Molto probabilmente sarà Taurean Prince a doversi occupare in difesa di Jackson, un compito non certo facile per il numero 2 dei Nets che comunque ha dimostrato di poter “stare” difensivamente su avversari più alti e pesanti, come nel recente matchup che lo ha visto fronteggiare adeguatamente un peso massimo come Julius Randle.

Altro motivo di speranza per i Grizzlies è sicuramente la matricola Ja Morant, di certo un premio di consolazione nel Draft 2019 rispetto all’accarezzato sognato Zion Williamson, ma dotato comunque di qualità velocistiche importanti che si sposano alla perfezione con il nuovo modo di giocare della squadra: la rapidità del suo primo passo a soli 20 anni è già sui livelli di Lillard e Westbrook, e rappresenterà un vero e proprio banco di prova per le capacità difensive di Caris LeVert che molto probabilmente questa notte sarà incaricato della sua marcatura.

La profondità del reparto lunghi dei Grizzlies sembra essere una delle migliori caratteristiche del team, che può fare affidamento (oltre al già citato Jackson) sull’altra matricola Brandon Clarke (selezionata con il numero 21 dai Thunder, e poi ceduta proprio a Memphis). Giocatore dotato di un’alta intensità agonistica, può ricoprire più ruoli in attacco, un vero e proprio coltellino svizzero capace di adattarsi sia in posizione di ala piccola fino ad un moderno “stretch 4”, in ultima istanza anche con lo stesso Jackson in campo: ipotesi quest’ultima che appare tutt’altro che peregrina anche alla luce dei dettami tattici di alta velocità offensiva che rappresentano il mantra di coach Jenkins.

Decisamente più tradizionale il profilo dell’altro lungo Jonas Valanciunas, esperto 27enne lituano arrivato lo scorso anno dai Toronto Raptors nell’affare Marc Gasol. Dotato di una presenza fisica imponente, Valanciunas rappresenta il classico rim protector dotato di poca tecnica ma tanta sostanza, in grado di battagliare con chiunque per la conquista dei rimbalzi. Di certo la sua mancanza di dinamicità potrebbe rappresentare un serio problema negli switch difensivi dei Grizzlies questa sera contro i Nets, con la squadra di coach Kenny Atkinson chiamata a capitalizzare questa lacuna per ottenere la sua seconda vittoria consecutiva in campionato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *