La draft pick numero 29 dei Nets – ottenuta grazie all’affare conclusosi lo scorso anno con i Toronto Raptors che ha portato in dote a Brooklyn anche l’ottimo Demarre Carroll – è ricaduta sul diciannovenne bosniaco Dzanan Musa, ala tiratrice di 2,05 metri.
Nel campionato croato 2017-2018 Musa ha giocato per la squadra KK Cedevita, ottenendo buone statistiche personali, con una media del 47% di tiri realizzati dal campo, e del 31% dalla linea dei 3 punti internazionale (per la cronaca la linea dei 3 punti nei campionati europei è più vicina al canestro rispetto a quella dell’NBA).
Insieme a Luka Doncic, Musa è sicuramente uno dei prospetti europei più interessanti per l’NBA, aspetto confermato dal fatto che quest’anno il bosniaco è risultato in molteplici proiezioni pre-Draft in posizioni migliori rispetto alla 29°, alcune volte rientrando addirittura nella top 20.
Le sue innate doti di realizzatore dalla media ma (soprattutto) lunga distanza hanno convinto i Nets a sceglierlo, permettendo così a Musa di superare l’agguerrita concorrenza di giocatori americani provenienti dalle università americane come Khiry Thomas, Keita Bates-Diop, Melvin Frazier, Jalen Brunson, e Mitchell Robinson (tutti ancora disponibili al momento della ventinovesima chiamata del Draft da parte di Brooklyn). Per una squadra come i Nets, il cui religioso mantra da quando coach Kenny Atkinson si è insiedato sulla panchina di Brooklyn è quello di tirare moltissimo dalla linea di tre punti durante la partita, Musa deve essere apparso come la miglior scelta possibile nel primo (tardo) giro delle chiamate del Draft.
Il giocatore bosniaco, oltre ad una capacità di fuoco offensiva impressionante, possiede anche una buona abilità nel palleggio e nel passaggio, oltre ad un primo passo in penetrazione dal palleggio abbastanza veloce, tutti elementi che in una pallacanestro americana sempre più votata verso un’eliminazione rigida dei ruoli in campo potrebbero permettere a Musa di giocare anche in una posizione di point/shooting guard, un po’ come accaduto saltuariamente l’anno scorso al suo compagno di squadra Caris LeVert.
Fisicamente Musa non è un giocatore che accende gli animi dei tifosi, tutt’altro: la bilancia del bosniaco attualmente segna impietosamente solo 88 kg di peso; se a questo si aggiungono delle misurazioni piuttosto standard per quanto riguarda l’apertura alare (solo 6’9”), e una parte superiore del corpo che appare quasi scoliotica, con spalle e petto molto (troppo?) stretti, si capisce come Musa sia ancora lontano da uno standard fisico accettabile per un giocare di NBA. Musa necessiterà di un duro lavoro in palestra nel corso dei prossimi mesi (anni?) per aumentare la massa muscolare necessaria per sopravvivere nel duro mondo dei contatti della lega americana di basket.
Sebbene sia un giocatore chiaramente dotato di mezzi offensivi importanti, specialmente perimetrali, Musa dovrà lavorare nei prossimi anni anche sui fondamentali della difesa, in cui non sembra eccellere particolarmente, aspetto che potrebbe essere evidenziato impietosamente nei primi anni di NBA a causa dell’elevato agonismo dei suoi avversari.
Se questi sono gli aspetti positivi e negativi di Musa, il grande punto di domanda è rappresentato dal tipo di contributo che la prima scelta dei Nets potrà apportare nel suo anno da matricola. L’aspettativa dei tifosi è altissima, specialmente dopo le indovinate scelte al Draft degli anni scorsi come Rondae Hollis Jefferson (2015), Caris LeVert (2016) e Jarrett Allen (2017), tutti giocatori capaci di ritagliarsi un ruolo di primo piano sin dal loro primo anno da rookie (specialmente LeVert e Allen). Una cosa però è certa: Sean Marks, general manager dei Nets, ha fatto chiaramente intendere che Musa non sarà parcheggiato in Europa per un anno in attesa di maturare, con la possibilità concreta di valutare il giocatore fin dalla Summer League di Luglio.
In attesa di conoscere la risposta a questa annosa domanda, il nostro augurio è che Musa possa ripercorrere con i Nets le gesta del compianto e mai dimenticato Drazen Petrovic.
Welcome to Brooklyn, Musa!